domenica 25 gennaio 2015

Un libro parlante per i tao



La cultura dei tao, in audiolibro
Spagine – Fondo Verri edizioni, Lecce 2014
Ada Manfreda *

È una vera chicca editoriale questa: perché ripubblica un testo di Antonio Verri del 1986 che è semplicemente magico; perché è un libretto che ha una veste grafica di gran gusto nella sua essenziale bellezza; perché è un ‘libro parlante’ con le belle voci di Angela De Gaetano, Simone Franco, Simone Giorgino e Piero Rapanà che smontano, rimontano, combinano il testo, accompagnati dalle musiche
di Valerio Daniele. L’ascolto della versione in audiolibro amplifica la musicalità del testo di Verri e quella sua atmosfera di sospensione, nel gioco di passato e presente ma anche di figure e simboli della cultura della terra e della povertà salentine, la cultura dei contrasti, umile e sorprendente, aspra e poetica, sempre un misto irrisolvibile di tragicità e tenerezza estrema.
La pubblicazione tutta, nel suo insieme, è un atto di cura, attento, delicato e amorevole, di Mauro Marino per Antonio Verri e per la sua scrittura. E già questo emoziona.

Cosa sono i Tao? Verri ce lo dice nel “Dizionarietto dei termini magici, nuovi o non comuni” con cui pensò di corredare il suo scritto: “Tao: folletti dell’aria, della mezz’aria anzi; c’è dentro il salentino mao, il veneto bao, tanto altro…”. La scrittura di Verri in quest’opera è straordinaria: suona e fabbrica immagini, reali, fantastiche, verosimili. Ma sempre capaci di farti sentire un Salento contadino, quasi oramai del tutto scomparso, commovente. E poi c’è sempre Lei, alla ripresa di ogni nuovo pensiero, dopo pochi giri di frase, sempre Lei, che ritorna continuamente, lo accompagna, gli corre accanto, la donna che è tutto per lui, la madre, la mar, lei. “Quando stavo con lei, figlio com’ero di una dea dell’aria, quando camminavo con lei, non c’era necessità di sprecar parole, erano gli occhi a raccontare, era negli occhi che riuscivamo a fermare, in un attimo di mille parole, gli eccessi, gli scoppi, lo smorire, la meraviglia…” (p. 28). La cultura dei tao è un dire tutti i luoghi d’emozione e di narrazione che la cultura contadina gli ha donato, il suo personale dialogo “con la terra, con una realtà di volta in volta essenziale, lineare, un po’ amara, un po’ magica… Molte le cose che da simile cultura (magra, fatata) ho avuto” (p. 18). Che è necessariamente un dialogo con la terra-madre, con la sua mar, con ciò che lei gli ha donato: “La letteratura della mar era il narrare dei sogni il mattino dopo, degli idoli suoi, i morti, che venivano a trovarla – fresca, mai turbata, come fosse un altro sorriso,
un altro abbraccio alla sua gente…” (p. 25). La cultura dei tao è un’opera che va conosciuta. E credo che non vi sia modo migliore per avvicinarsi e fruirne che quello di leggerla e ascoltarla nella edizione che ci propone Spagine – Fondo Verri.



* Amaltea Trimestrale di cultura, anno IX/ numero quattro, dicembre 2014

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